Ma i luoghi continuano a raccontare sottovoce la storia della Sardegna; una storia fatta di forza, di tradizione, di paesi abbandonati che rivivono solo durante i riti pagani, di vecchie rovine che guardano verso l’orizzonte e di torri disperse in mezzo a due mari. I nuovi “artigiani” danno voce all’isola; quali tenendo in vita mestieri antichissimi, quali ispirandosi alla tradizione per dare vita a nuove concezioni stilistiche.
La “fuga d’amore” (a folk elopement) di Antonio e Adriana è rappresentata da una corsa in libertà nella stradine di un paese quasi fantasma, che si anima solo nel giorno di festa di San Salvatore, nel quale i devoti riportano il simulacro del santo al suo santuario a piedi nudi, nella “corsa degli scalzi”.
I due amati si incontrano all’alba per una colazione intima nella via principale del paese, scambiandosi reciprocamente la promessa d’amore.
Ritroviamo antiche tradizioni come la vestizione della sposa, che si trasforma in uno scambio delicato e privato tra i due sposi, attraverso gioielli e filigrane, amuleti e abiti che reinterpretano in chiave contemporanea il passato.
Come sottoveste, il primo abito richiama lo scialle sardo, tipicamente conosciuto per le lunghe e leggere frange. L’abito da cerimonia invece si arricchisce di pizzi e trame pregiate. Anche l’uomo sardo sposa la tradizione con modernità, portando l’abito fuori dal folklore e restituendogli dignità e fascino attraverso una nuova connotazione sartoriale, dai tessuti in velluto ed orbace, a dettagli inusuali come i “gambali”.
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Una fuga d’amore dal sapore folk in Sardegna Diretto da Silvia Mocci per @elisa_mocci_events
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